Osservatorio Innova-re
I Non Performing Loans (NPL) sono quei “crediti per i quali la riscossione è incerta sia in termini di rispetto della scadenza che per ammontare dell’esposizione” (Borsa Italiana, 2011). Gli NPL, in italiano, sono chiamati anche crediti deteriorati (sofferenze, incagli, ristrutturato e credito scaduto), sebbene si riferiscano, molto spesso, quasi esclusivamente alle sofferenze bancarie (PWC, 2013). Gli NPL possono essere distinti in NPL secured o NPL unsecured, ovvero crediti deteriorati garanti o meno da una garanzia reale.
I principali players internazionali, che hanno investito in NPL in Spagna e in Irlanda, adesso stanno guardando con interesse il mercato italiano. Infatti, gli NPL italiani risultano essere molto interessanti per gli investitori esteri sia da un punto di vista opportunistico che da un punto di vista dimensionale poiché le sole sofferenze degli istituti di credito sono più di 155 miliardi di euro. Gli attori principali di questo mercato sono da una parte gli istituti di credito, che rappresentano i venditori, e dall’altra gli acquirenti, ovvero le banche d’investimento o i fondi (es. Cerberus, Lone Star, Fortress, Apollo, Marathon, Blackstone, ecc). Gli investitori, in questo periodo, stanno principalmente acquistando in Italia NPL unsecured mentre le operazioni di compravendita di NPL secured sono ancora poche e di piccolo taglio. Le principali operazioni che hanno raggiunto il closing sono state quelle di Agos Ducato spa, che ha venduto al 4-5% del valore nominale un portfolio di circa 1,5 miliardi di euro, e di Unicredit, che ha ceduto un portfolio NPL per un valore nominale di un miliardo di euro. Questi dati mostrano come gli NPL che si vendono nel mercato italiano, sono principalmente crediti al consumo e il loro prezzo si aggira tra 1% e il 6% del valore nominale (ovviamente il prezzo dipende della tipologia del portfolio e dal fatto che l’investitore richiede un IRR minimo pari al 20%). Per quanto riguarda invece gli NPL secured, ovvero quelli che hanno una garanzia reale, gli operatori del mercato si aspettano che saranno oggetto di compravendita solo a partire da fine 2014.
L’attenzione degli investitori internazionali per gli NPL italiani è avvenuto solo recentemente, poiché il gap tra domanda è offerta è sempre stato molto elevato e il tasso di rendimento richiesto dagli investitori era superiore a quello attuale. Il gap tra domanda e offerta, come è stato analizzato da un report di Deloitte del 2011, è uno dei problemi principali di queste operazioni di vendita/acquisto di NPL, infatti nel 2011 risultava che il motivo principale del fatto che in Italia non venissero fatte tali operazioni era da ricondurre a un mismatching tra domanda e offerta. Gli interventi di Banca d’Italia e della BCE hanno favorito tale diminuzione di divario poiché le banche italiane hanno dovuto iniziare a svalutare maggiormente i crediti deteriorati, facendo sì che la vendita scontata degli NPL, non generasse immediatamente ingenti perdite. Tali maggiori accantonamenti, uniti ad una seppur lieve diminuzione dei rendimenti attesi dagli investitori, hanno quindi portato un maggior avvicinamento tra domanda e offerta, permettendo il closing dei primi contratti con oggetto gli NPL unsecured. Per quanto riguarda invece gli NPL secured risulta esserci ancora un “bid-ask gap” e tale distanza è dovuta principalmente a due motivi: da una parte la banca ancora non ha accantonato a sufficienza per scontare il prezzo richiesto dagli investitori (spesso le perizie del asset a garanzia del credito sono ancora a valori fuori mercato) e dall’altra gli investitori chiedono uno sconto maggiore anche per l’incertezza della procedura, nella quale molto spesso si trova il debitore, in termini di tempi di realizzo del credito.
La vendita degli NPL da parte degli istituti di credito, negli altri paesi europei, è risultata strategica per la ripartenza dell’economia del Paese stesso e per il finanziamento di nuove iniziative. Infatti, la vendita di asset problematici consentirebbe agli istituti di credito di generare liquidità da destinare a nuovi investimenti, oltre al fatto che la banca ridurrebbe le spese di gestione dei relativi crediti. La possibilità che ci possa essere un incremento di questi deals, quindi, sarebbe fondamentale ed auspicabile sia per il rilancio della nostra economia che per il rafforzamento degli agli istituti di credito stessi.
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